mercoledì 28 gennaio 2015

27 gennaio. Il giorno della memoria

Buongiorno, come al solito le mie amiche sono fonte di grande ispirazione per me, se non fosse per loro scriverei ancor meno di quel che già scrivo.
Periodo in cui la Musa ispiratrice un po' manca...e un po' mancano anche la voglia e il tempo.
Riequilibri personali un po' da ristabilire..

Adesso per esempio sto combattendo con mia figlia seduta qui di fianco che mi schiaccia tutti i pulsanti possibili inimmaginabili del pc creandomi immensi sensi di colpa perchè invece di giocare con lei (è qui in stile "gatto con gli stivali" di Shreck) sono qui a scrivere un nuovo post.
(so gia che ci metterò 6 ore a scriverlo...se va bene)




 27 gennaio
Giorno della memoria
Giorno della Shoah
Giorno della "tempesta devastante"

La "Shoah" è un termine ebraico («tempesta devastante», dalla Bibbia, per es. Isaia 47, 11) col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale; è vocabolo preferito a" Olocausto" in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile. (encicolpedia Treccani)

Ok parliamone
Bisogna parlarne
Bisogna ricordare

Proprio oggi con le mie amiche si parlava del film "Il bambino col pigiama a righe".
Film meraviglioso, niente da dire.
Toccante.
Non si può non guardarlo con i fazzoletti alla mano.
Ma io credo che non ci sia film che possa permettersi di ricreare veramente la situazione che milioni di ebrei hanno vissuto là dentro.


Tirare fuori questo argomento mi ha fatto ricordare un po' di cose.
Per esempio come io fin da piccola io sia sempre stata "appassionata" (passatemi il termine e non fraintendetelo) dell'olocausto.
In 3° elementare, la maestra Bruna ci ha parlato per la prima volta di Anne Frank, e da lì il mio primo contatto un mondo di cui non ne conoscevo l'esistenza. Avevo forse 8 anni.
Letto il diario di Anna Frank cresco con la consapevolezza di questo evento della storia moderna, ma coi programmi scolastici non ci si arriva praticamente mai, e non se ne parla.
Allora approfondisco da sola.
Nell'arco degli anni scopro che lo stesso diario di Anna Frank era stato "censurato" perchè poco adatto alla lettura dei bambini.
Credo di averne lette almeno 4 edizioni diverse.

Guardo documentari originali, leggo libri, leggo libri, leggo libri, ovviamente guardo film, guardo film e guardo film.
Da "Schindler's List" a "La vita è bella"
Da "Jona che visse nella balena" a "La tregua"

Sono circa un'adolescente sui 16 anni quando scopro che una cara amica di famiglia (una mia seconda mamma praticamente), ha la mia stessa "passione" e a casa sua scopro un'intera bibioteca di libri  relativi a quel peirodo.
Me li presta.
Uno dopo l'altro.
Li divoro, ne parliamo, ci confrontiamo.
Riesco a parlare perfino un po' con mia nonna della guerra, che vive nella paura ogni volta che che sente un temporale tuonare...

Io la "pazzia nazista" la porto praticamente a tutti gli esami, dalle elementari alle superiori perchè è un qualcosa che mi appassiona e riesco a studiare. Un qualcosa che ferisce il cuore ma che la gente mi vive quando la racconto.

Tra il 2000-2001 (non ricordo esattamente) ho avuto il piacere e l'onore di conoscere Elisa Springer, una sopravvissuta all'olocausto. 
Ero alla conferenza della presentazione del suo libro "Il silenzio dei vivi" con la scuola.
Un libro meraviglioso.
Prima della presentazione del libro lei ha fatto vedere un video.
Un documentario originale del posto.
Io so che ho pianto tanto.
Ma tanto che credevo si sentisse solo me in tutto il teatro.
Non ero staccata.
Lo vivevo, per quanto ho avuto la fortuna di non viverlo realmente.
Cercavo di mettermi nei panni delle persone che erano la.
Cercavo di recepire totalmente le sue parole.
Adesso immaginate
(Al tempo non ero mamma, ero solo figlia. avevo circa17 anni)
Arrivi là, a Birkenau dove arrivano tutti e la tua famiglia (sperando sia arrivata insieme fin li) viene sicuramente separata.
Il papà da una parte, noi dall'altra.
Eio senza mio papà non ci vivo.
Poi guardano le tue caratteristiche fisiche.
Io ero uno "scheetto". Cosa ne avrebbero fatto di me?
Mia mamma aveva  altre due figlie e un bimbo di 2 anni al tempo...
cosa ne avrebbero fatto?
Sono andata in palla
Perchè li facevano così.
Senza mezzi termini ti eliminavano.
Una concezione per noi "giovani" di oggi che nemmeno possiamo lontanamente immaginare.
Ma non possiamo lasciar dimenticare.
E' successo realmente

Nel 2002 con "i giovani dell'utopia" sono stata in giro x l'Europa  con un percorso che partiva da Auschwitz e passava per altri campi di concentramento (birkenu e san Sabba), fino arrivare ad Assisi, luogo di pace e serenità dopo i genocidi nazisti.

Ho visto Auswitz- Birkenau
era tutta la vita che aspettavo di andarci.
Volevo vedere coi miei occhi.
(Non sono masochista, sono fatta così.)
Dentro ad Auschwitz c'è ancora tutto.
Tale e quale.
Hanno lasciato tutto li come "Museo" (Adesso è un museo statale)
Un museo che ti fa svenire quando entri.

Ci sono stanze con tutte le valigie.
Valigie che sono appartenute a qualcuno.
Un qualcuno che ha perso completamente la sua identità.
Un qualcuno che non si sa se è sopravissuto.
Ma che se miracolosamente lo è stato, non ha mai potuto dimenticare.


E poi Scarpe, scarpe, scarpe e ancora scarpe



E poi sono crollata anche io...davanti ad un piccolo angolo di tutine e vestitini di neonati...


E poi Birkenau...
Birrkenau è la"baraccopoli"


Dove arrivavano i treni coi deportati. Migliaia di persone ammassate nei vagoni senza cibo nè acqua per giorni. Per poi venir separati dai propri cari e inidirizzati alle camere a gas o ai lavori forzati.



Sono morti circa  milioni di ebrei in tutta europa.

Ora
L'aria, le vibrazioni che si sentono lì dentro sono palesemente di sofferenza.
Sono tangibili.
Ancora oggi
Dopo 70 anni.

Ricordo una cosa che ho visto, ad Auschwitz, una cosa che mi ha scioccato.
Una famiglia in visita, con una bambina di si e no 2-3 anni a farle foto sotto questo o quel "ricordo".
Ma dico?
Siete fumati?
E' Auschwitz, mica un parco giochi!
Un posto in cui secondo me un bambino nemmeno dovrebbe entrare.
Figuriamoci fargli la foto con "Artbeit macht frei"
Scusate la polemica, ma per me è altamente fuori luogo!

Scendendo nel nostro viaggio, ci siamo fermati anche alla Risiera di San Sabba
Lì sono crollata
Sarà stato lo stress di tutto
Li sono quasi svenuta
Le mura così alte, il senso di soffocamento, di imprigionamento.
L'impossibilità di uscire.
Quasi di respirare.

E poi all'interno tra i vari reperti leggo questa lettera:

"Trieste, 5 aprile 1945
Laura mia
Mi decido di scrivere queste pagine in previsione di un epilogo fatale ed impreveduto. Da due giorni partono a decine uomini e donne per ignota destinazione. Può anche essere la mia ora. In tale eventualità io trovo il dovere di lasciarti come mio unico ricordo queste righe.
Tu sai, Laura mia, se mi è stato doloroso il distaccarmi, sia pure forzatamente da te, tu mi conosci e mi puoi con i miei genitori, voi soli, giustamente giudicare. Se quanto temo dovrà accadere sarò una delle centinaia di migliaia di vittime che con sommaria giustizia in un campo e nell'altro sono state mietute.
Per voi sarà cosa tremenda, per la massa sarà il nulla, un'unità in più ad una cifra seguita da molti zeri. Ormai l'umanità si è abituata a vivere nel sangue. Io credo che tutto ciò che tra noi v'è stato, non sia altro che normale e conseguente alla nostra età, e son certo che con me non avrai imparato nulla che possa nuocerti né dal lato morale né dal lato fisico. Ti raccomando perciò, come mio ultimo desiderio, che tu non voglia o per debolezza, o per dolore, sbandarti e uscire da quella via che con tanto amore, cura e passione ti ho modestamente insegnato.
Mi pare strano mentre ti scrivo, che tra poche ore una scarica potrebbe stendermi per sempre, mi sento calmo, direi quasi sereno, solo l'animo mi duole di non aver potuto cogliere degnamente, come avrei voluto, il fiore della tua giovinezza, l'unico e più ambito premio di questa mia esistenza.
Credimi, Laura mia, anche se io non dovessi esserci più, ti seguirò sempre, e quando andrai a trovare i tuoi genitori io sarò là, presso la loro tomba, a consigliarti, ad aiutarti.
L'esperienza che sto provando, credimi, è terribile. Sapere che da un'ora all'altra tutto può finire, essere salvo, e vedermi purtroppo avvinghiato, senza scampo dall'immane polipo che cala nel baratro.
È come divenir ciechi poco per volta. Ora, con te sono stato in dovere di mandarti un ultimo saluto, ma con i miei, me ne manca l'animo, quello che dovrei dire loro è troppo atroce perché io possa avere la forza di dar loro un dolore di tale misura. Comprenderanno, è l'unica cosa che io spero.
Comprenderanno.
Addio Laura adorata, io vado verso l'ignoto, la
gloria o l'oblio, sii forte, onesta, generosa, inflessibile. Laura santa.
Il mio ultimo bacio a te che comprende tutti gli
affetti miei, la famiglia, la casa, la patria, i figli.
Addio.

Tuo Pino"

Lì credo di aver sfogato tutta la paura, l'amarezza, l'angoscia, la rabbia, tutti sentimenti accumulati in quei giorni. Giorni in cui credevo solo di scoprire delle cose storiche ma che mi hanno fatto ritrovare delle emozioni che nemmeno pensavo potessero esistere dentro al mio cuore.




Ieri  stavo andando a Vicenza e in macchina alla radio, ascoltando 105, mi sono imbattuta in un'intervista di Tony&Ross a uno scrittore che aveva avuto il piacere di conoscere le "gemelle di Auschwitz".
Due sorelle italiane, che sono sopravissute ad Auschwitz perchè scambiate per gemelle.
Si sa che i nazisti facevano esperimenti sui gemelli e questo permise loro di sopravvivere e forse anche essere trattate "diversamente" rispetto a  tanti altri bambini che invece venivano uccisi subito.
Non hanno mai parlato di questa storia a nessuno fino ai loro nipoti.
da li la loro voglia di far ricordare un qualcosa che non è giusto venga dimenticato.
http://www.corriere.it/reportages/cultura/2014/auschwitz/

Ovviamente piangevo in macchina.
Una cosa meravigliosa che ha detto Tony (o Ross, nn ricordo) è la sua testimonianza in merito a un suo professore di scuola. Diceva che un giorno la sua classe di adolescenti scalmanati era li a prendere in giro gli ebrei, i campi di concentramento e tutto quello che era inierenete a questo periodo.
Il loro professore si è sbottonato il polsino della camicia e ha tirato fuori il suo marchio.
Il suo numero.
Da allora tutti zitti.
Il rispetto ha regnato sovrano e lui ha raccontato la loro storia.

Io ho ancora le lacrime.

Ho letto tantissimi libri
Veramente tanti, per lo più diari, biografie, storie vere.
Ho letto cose drammatiche e veramante pesanti che nessun film mai oserebbe arppresentare.
Dove il rispetto per l'essere umano era inferiore a quello per l'erba che si calpesta.


Comunque dopo essere stata nei campi di concentramento, io ho chiuso.
Non ho più approfondito.
Guardo quando capita. Ascolto quando capita.
Mi commuovo ogni volta.
Ma basta.
Non cerco più.
Riporto ciò che ho imparato finora.
MA basta.
Ho visto e questo mi basta.

Onestamente non so se ci tornerò

Però certo, non bisogna dimenticare.












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