lunedì 21 ottobre 2013

I famosi TERRIBLE TWOS

Pronti, partenza, via!!!
Eccoci qui anche noi...
Ci siamo entrati da un po', ma adesso, alla veneranda età di 22 mesi, ci siamo proprio ufficialmente dentro!
Siamo entrati in quella terribile beneamata fase che quasi tutte le mamme, coi loro marmochhi, affrontano:
i famosi TERRIBLE TWOS.
I TERRIBILI DUE ANNI!
Una fase che va dai 18 mesi a oltre i 2 anni in cui il bambino prende padronanza del proprio "SE'".
Una fase fatta di "NO!", sfide e capricci.
Una fase delicatissima  e difficilissima sia per noi genitori che per i bambini stessi.

A quest'età i nani vogliono la loro indipendenza (che poi dico, ma dove volete andare? cosa volete fare?Ma statevene tranquillini un po' po'!!).
Vogliono far valere il loro EGO inteso come la loro  PERSONALITA'.
Per i genitori diventano quasi "ingestibili".
Spesso senza il "quasi".
Diventano ingestibili.
Molto ingestibili.



Spulciando qua e là nel web ho trovato diversi articoli che ne parlano, quindi ve li copio-incollo qua sotto...sai mai che qualche altra mamma possa gradire!:D
Sono piuttosto chiari, e l'importante, in questa fase, è capirsi.
Perchè non ci si capisce proprio.
Ci si arrabbia e basta.
La pazienza è tanta ma non è infinita.



"Prima o poi arrivano (quasi) per tutte le mamme: i terribili 2, ovvero quel periodo dei NO che i bambini attraversano tra i 18 mesi e i 3 anni, e che di solito dura pochi mesi (massimo un anno). I bambini diventano testardi e capricciosi, dicono di NO a qualsiasi proposta, anche quando la gradiscono.
Cercano di sfidare gli adulti e certe volte si lasciano andare a crisi ‘isteriche’ o a pianti inconsolabili. Certe volte, non sempre. Ma quando (e se) succede, i genitori vanno un po’ in crisi con loro!

Invece il periodo dei NO è molto importante, perchè è un percorso obbligato per la via dell’indipendenza, ed è quindi un periodo molto positivo (se i genitori lo capiscono e lo accettano). Francoise Dolto diceva: Il bambino dice NO per dire SI. Il che vuole dire ‘NO, perchè tu me lo domandi‘, e, subito dopo, ‘ma in effetti sono IO a volerlo fare‘.

Perchè succede?
Innanzi tutto è da considerarsi perfettamente normale. E questo occorre ricordarlo, per evitare di sentirsi dei cattivi genitori. E’ solo una fase! Il primo motivo è il (giustissimo) desiderio di indipendenza: a questa età i bambini capiscono di essere delle persone a sè stante rispetto alla madre, e quindi vanno alla ricerca della propria personalità. Cercano il proprio IO, un IO diverso da quello della mamma. Quindi spesso desiderano essere indipendenti e ‘fare da soli’, anche se non sempre ci riescono, e questo scatena in loro delle piccole arrabbiature .

In secondo luogo, spesso si arrabbiano per il semplice fatto che, in puro spirito di contraddizione, non capiscono nemmeno loro cosa desiderano.

Terzo: spesso non sanno esprimere i loro bisogni, perchè non conoscono ancora le parole giuste per farlo. E quando non vengono compresi si stizziscono. Ecco perchè dobbiamo ricordare che questa fase dei ‘terribili due anni’ non colpisce solo noi, ma è una fase estremamente difficile anche per i bambini!

Cosa fare?

Ecco alcune piccole indicazioni per affrontare questa fase della vita dei nostri piccoli:

- Evitare di riporre troppe aspettative nei confronti dei bambini

I bambini sono bambini e devono fare i bambini! Certe volte mi scoccio a rimettere in ordine i pasticci di Dafne, ma cerco di ricordare che questo è un problema mio! Un bambino capisce il valore dell’ordine solo intorno ai 7 anni. A 4 anni può essere coinvolto a riordinare i suoi giochi con l’aiuto della mamma, ma non prenderà mai l’iniziativa. Per questo cerco di ricordare che è ancora troppo presto e non devo aspettarmi da mia figlia ciò che ‘naturalmente’ non percepisce ancora come una sua esigenza.



- Non prenderla ’sul personale’
I bambini fanno i capricci non per fare un dispetto a noi! L’unico desiderio di un bambino è essere amato (nonostante tutto quello che combina) e di accontentare e rendere felici i suoi genitori. Quando combina un guaio, fa un capriccio o si impunta su qualcosa che ci fa uscire dai gangheri... non sta facendo un dispetto a noi, ma sta solo imparando ad essere se stesso! 

- Dare poche regole
I bambini devono avere poche regole. Non possiamo sommergerli di divieti, altrimenti li confondiamo. Se tutto ciò che fanno è seguito da un NO, nessuno di quei NO sarà importante, perchè percepirà che tutti i NO che gli vengono detti sono sullo stesso piano. La mia esperienza è quella di adattare le regolette all’età del bambino, e limitarle alle cose davvero essenziali (che sono diverse per ciascuno)

- Dare un’alternativa e anche una via di fuga
Di fronte a un NO, si può provare a contrattare. Per esempio concedendo delle alternative, ma non troppe. Ad esempio: per merenda vuoi i biscotti o il pane col prosciutto? Due alternative bastano. Perchè può anche essere che un bimbo non abbia proprio voglia di fare quello che vogliamo fare noi, nel modo in cui lo vogliamo noi. E allora è corretto chiedergli se desidera un’alternativa. E poi occorrono scappatoie: diamo ai bambini un modo per farci contenti! Se tutto ciò che fanno non va bene... per cosa lo fanno a fare?

- Non avere deroghe sulle questioni di sicurezza

Su certe regole ’salvavita’, invece, non sono ammesse deroghe. Cinture di sicurezza, balconi e finestre, coltelli... NO. Punto. Un NO che non prevede repliche: fermo, deciso, asciutto. Un NO che non può essere cambiato. E qui ci va davvero polso e carattere, e non bisogna cedere MAI, altrimenti siamo fregati.

- Incoraggiare i comportamenti positivi
Non mi piace il sistema dei premi e delle punizioni. Preferisco mettere l’accento sulle cose belle, incoraggiando i comportamenti positivi. Preferisco ‘ammonire’ e non punire. Preferisco dire un ‘brava!’ con molta enfasi, in modo da far capire a Dafne che c’è il modo di fare bene e di far felici mamma e papà.

- Evitare crisi isteriche, urla e botte
Bisognerebbe evitare di adottare comportamenti troppo rigidi: l’atteggiamento a ‘muso duro’ non serve, perchè più ci irrigidiamo, più il bambino si irrigidisce. Allo stesso modo, è importante cercare di mantenere la calma, e non farsi prendere da crisi isteriche o urlacci. Se non desideriamo che i bambini facciano scenate isteriche, dobbiamo essere i primi a non farle! Non servono nemmeno le botte. Intanto perchè i bambini non si picchiano : a me non piacerebbe essere picchiata se commetto un errore, e non lo tollererei! Perchè allora deve esistere questa sproporzione tra adulti e bambini? Ma poi, soprattutto, le botte esercitano all’obbedienza per paura. Mentre invece noi vogliamo puntare all’obbedienza per ‘valore’: ovvero un bambino che impara piano piano a distinguere il bene dal male e con il nostro aiuto si crea un sistema di valori che lo aiuteranno a scegliere i giusti comportamenti. Si può fare! Le botte sono una scorciatoia momentanea a un problema duraturo. Meglio guardare oltre

- Parlare di sentimenti
L’unico desiderio di un bambino è quello di compiacere i suoi genitori e renderli felici. I bambini ci amano, sempre, e vogliono solo che noi gliene vogliamo altrettanto. Per questo capiscono sempre ‘i dialoghi sui sentimenti‘. Quindi, per esempio io trovo molto utile mettersi alla loro altezza e dire loro: Io ti voglio bene, ma questo atteggiamento non mi piace. Ora sei arrabbiato e non possiamo parlare. Ti lascio qui un momento per conto tuo, e poi quando ti sarai calmato cercheremo insieme di risolvere il problema. Perchè io non riesco a capirti, quando ti arrabbi così.
I bambini hanno bisogno di sapere che i loro comportamenti hanno un impatto emotivo anche sugli altri. Quindi, per esempio, non mi piace sentir dire a un bambino: sei cattivo!, ma preferisco usare l’espressione: hai sbagliato, ma ti voglio bene lo stesso. E per lo stesso motivo, preferisco frasi del tipo: Sono triste quando ti arrabbi così e vorrei aiutarti, ma non riesco a capirti. Piuttosto che: Vuoi farmi morire? Vuoi uccidermi con i tuoi comportamenti? Insomma: il senso è parlare dei sentimenti, senza creare sensi di colpa terribili!

- Non etichettare un bambino come ‘pestifero’
Questa è una vecchia lezione di pedagogia: se a un bambino dite sempre che è un criminale, da grande sarà un criminale. E’ una sorta di previsione che viene confermata. Ora, al di là degli estremismi, io penso che sia abbastanza vero. Penso che se continuamente diciamo a un bimbo che è una peste, lui finirà per esserlo. Perchè glielo abbiamo suggerito noi! I bambini  finiscono per credere alle nostre parole, perchè siamo noi che gli abbiamo appiccicato questa etichetta.

- Insegnare il valore del chiedere ’scusa’
Se un bambino si comporta male, bisogna insegnarli a chiedere scusa. Non si può giustificare un bambino dicendo sempre che tanto è solo un bambino. Un bambino è una persona. E le persone devono rispettarsi tra loro. Quindi, anche se un bimbo è piccolo, secondo me è bene insegnargli a chiedere scusa. E se non sa farlo a parole, vanno benissimo un abbraccio, un bacino, una stretta di mano.

- Cercare una routine
Molti bambini amano la routine, soprattutto nei pasti, nell’orario della nanna  ecc... Non tutti, ma alcuni sì. Allora forse vale la pensa assecondarli, soprattutto in questa età difficile, per togliere loro meno certezze possibili. "

(a cura di Mammafelice http://www.pianetamamma.it/il-bambino/sviluppo-e-crescita/terrible-twos-terribili-2-anni.html )


Ecco diciamo che io trovo fondamentale il fatto di "non prenderla sul personale".
Io a volte divento una portatrice sana di sensi di colpa.
Penso che il tutto sia a causa mia. Forse una cattiva educazione, la mia "stanchezza" che fa predominare la rabbia invece che la pazienza...
I nonni che ti dicono "Ma che buono che è sto bambino!!" e tu pensi che:
  • o prima di tenerlo si riforniscono al miglior spacciatore del quartiere 
  • o la vecchiaia li rincoglionisce rende particolarmente pazienti 
  • o io sono una pessima mamma...perchè così ti fanno sentire!

Inoltre "non etichettarlo come pestifero"...:....(
"Etichettarlo"  purtroppo è una cosa che mi riesce benissimo in certi momenti.
E la regola pedagogica la conosco. La conosco bene. Molto bene.
(E credo sia la salvezza dell'umanità :P)
Eppure nei momenti di "panico" arrivi a livelli in cui pensi "ma perchè?"

In sintesi è un periodo molto delicato per tutti.
Quindi lavoriamoci su, insieme magari!
Fondiamo un club?

Un abbraccio a tutte 

2 commenti: